rovine abbandonate
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“C’è bellezza ovunque, ma non tutti sanno vederla”

Confucio trova nel trend dell’Abandonalism nuova linfa in riferimento alle Rovine abbandonate

Delle rovine abbandonate se ne interessano architetti, designer, star, artisti e non solo, portati ad ascoltare le storie che oggetti e luoghi dimenticati hanno da raccontare.

Una tendenza iniziata nel 2014 con la mostra Ruin Lust andata in scena alla Tate Gallery di Londra e che oggi contagia diversi settori. 

Rovine e social

La passione per i luoghi in rovina colpisce anche i social dove l’account Instagram Beautiful Abandoned Places, che ritrae meravigliosi luoghi abbandonati, è seguito da ben 1,6 milioni follower tra i quali spiccano Chiara Ferragni, Steve McCurry, Giorgia Palmas e Lexie Limitless, la persona più giovane ad aver visitato ogni Paese del mondo. Inoltre, l’hashtag #abandoned conta addirittura 7,2 milioni di post, mentre #ruins e #abandonedplaces collezionano rispettivamente 3 e 3,7 milioni di post. Svariati anche i canali YouTube consacrati a questo tema come Exploring with Josh che raggiunge quota 3,85 milioni di iscritti e The Proper People che sfiora i 900mila. Neppure moda, ristorazione e matrimoni sono immuni al misterioso fascino dell’abbandono, con sfilate, cene e ricevimenti che prendono vita in luoghi sottratti all’oblio e strappati al declino.

Ma a cosa si deve questa ammirazione per luoghi e rovine abbandonate? Davanti a un luogo in rovina si genera un misto di paura e nostalgia, ma anche un brivido d’eccitazione. Sonia Paone afferma “Le rovine hanno sempre avuto un fascino perché alludono alla transitorietà dell’opera umana, all’inesorabile trascorrere del tempo, alla caducità delle cose. Oggi la tragicità cosmica di una natura che potrebbe riprendere il sopravvento fa sì che le rovine del tempo presente siano fonte di ispirazione”. Ed è così che tanti disegnatori scelgono come punto di partenza per le proprie creazioni il ferro arrugginito o altri oggetti considerati di scarto. Lavori che danno vita a interni rustrial, una sintesi dello stile industriale e di quello rustico, spiega Newshub, simile a quello degli appartamenti newyorkesi caratterizzati dall’utilizzo di mattoni a vista e ferro.

Relativamente alle mie piccole esperienze di ricerca dell’abbandono voglio proporvi tre luoghi in particolare.

Apice Vecchia

Voglio iniziare con il fascino devastante di una città abbandonata nel corso del tempo, dai disgrazi dovuti dopo un terremoto. Apice Vecchia, paesino del beneventano è stata definita la nuova Pompei del ‘900 (potete leggere l’articolo completo qui).

La fine di Apice fu segnata la sera del 21 agosto del 1962, alle ore 19:30, quando due scosse di terremoto fecereo tremare il Sannio e l’Irpinia, uccidendo 17 persone. Apice fu uno dei centri più colpiti, ma non venne distrutto. a far sgomberare i 6500 abitanti fu la sentenza dei tecnici del Ministero dei LAvori Pubblici che ne ordinò l’evacuazione. GLi abitanti più caparbi decisero di restare nelle loro case. La loro resistenza durò 18 anni,finchè dovettero definitivamente arrendersi alla natura del suolo altamente sismico e successivamente furono costretti alla fuga a causa del violento terremoto dell’Irpinia del 1980.

Dal video si evince, a mio parer modo, tutto il fascino delle rovine abbandonate

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Borgo medievale abbandonato di San Severino di Centola

In secondo luogo, voglio proporvi delle rovine abbandonate, simili ma nel contempo molto differenti. In questo comune del Cilento, notevoli sono state le opere per la riqualificazione del borgo stesso, al momento senza esito finale (non perderti l’articolo completo)

L’abbandono del Borgo Medievale di San Severino di Centola è avvenuto nel corso del XIX secolo e nella prima metà del XX secolo. Le vecchie case arroccate sulla roccia erano di difficile accesso, per questi motivi gli abitanti del borgo iniziarono a spostarsi più a valle, borgo antico di San Severino di Centola ha origini medievali e la nascita è databile dal X all’XI secolo. Il nome del borgo medievale è legato alla storica famiglia del Principato di Salerno, i Sanseverino.

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Castello fantasma

Seminascosto tra le rocce e la vegetazione del Monte di Capaccio vecchio, i ruderi del castello omonimo dominano ampiamente la sottostante pianura di Paestum (SA).
Salire fin quassù significa accostarsi ad un pezzo della storia del Cilento, che ci riporta alla congiura dei Baroni contro il potente Federico II conclusasi tragicamente nel 1246. Ma vuol dire anche fermarsi estasiati davanti ad un panorama incantevole che si apre come un immenso anfiteatro dove la natura si interseca con la presenza umana, particolarmente evidente nei campi squadrati, nei centri abitati, nelle strade e nei canali che tagliano la piana pestana. (leggi l’articolo completo)

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